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il paradiso delle signore

rato su secondo i buoni principi, incapace, per esempio, di mettersi a scherzare con gli avventori, come quei bellimbusti del Paradiso. Era una persona onesta, era uno di casa; lui non giocava sulla vendita come se fosse un valore di borsa.

— E a quando il matrimonio? — chiese la Baudu.

— C’è tempo! — rispose. — Voglio mantenere le mie promesse.

Lei non si mosse; disse soltanto dopo un po’:

— Genoveffa ci muore!

Il Baudu si trattenne, ma si sentiva portar via dalla rabbia. Lui, lui sarebbe morto se seguitavano a scombussolarlo cosí! Era colpa sua? Le voleva bene alla figliuola, avrebbe dato per lei il sangue; ma non poteva fare che il negozio andasse bene quando non voleva andare. Genoveffa doveva avere un po’ di giudizio e aspettare con pazienza un bilancio migliore. Che diavolo! Il Colomban era lí; nessuno glielo rubava!

— Pare impossibile! — ripeteva — una ragazza educata tanto per bene!

La moglie non aggiunse sillaba. Aveva indovinato ormai, i tormenti che a Genoveffa dava la gelosia, ma non stimò di doverli dire al marito. Una curiosa timidità le impediva sempre d’entrare con lui in discorsi di delicatezza e d’amore. Quando il Baudu si accorse che restava zitta zitta, si sfogò con quelli di faccia, tendendo i pugni contro i lavoranti. Quella notte mettevano su delle traverse di ferro, con grandi martellate.

Dionisia stava per rientrare nel Paradiso delle signore. S’era accorta che i Robineau, costret-


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