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il paradiso delle signore

ora il danaro che ci può salvare. Le cose peggiorano di giorno in giorno, ma chi sa che con uno sforzo supremo!... Insomma, te lo volevo dire. Si gioca tutto su una carta; se va bene, bene; se no, peggio per noi!... Ma il vostro matrimonio, povero figliuolo, bisogna rimetterlo un’altra volta. Con che cuore vi lascerei soli nelle peste? Sarebbe una vigliaccheria, non è vero?

Il Colomban, ripreso fiato, s’era messo a sedere su dei pacchi di stoffe. Gli tremavano ancora le gambe, aveva paura di lasciar trapelare la sua contentezza, e abbassava la testa, torcendosi i diti sui ginocchi.

— Non dici nulla? — ripeté il Baudu.

No, non diceva nulla, non sapeva dir nulla. Allora il vecchio riprese lentamente:

— N’ero sicuro io, che ti farebbe dispiacere... Ci vuol coraggio, lo so. Via, fatti animo, non restare cosí sbalordito... E soprattutto intendi bene come stanno le cose. Vi posso legare questo pietrone al collo? Invece d’un buon affare, io forse vi darei un fallimento. No, no, ci vogliono i birbanti per giocare questi tiri... Io voglio, lo sapete, la vostra felicità; ma non mi farete mai far nulla contro coscienza!

E seguitò su questo tono, dibattendosi tra frasi contraddittorie, come uno che voleva essere inteso a volo ed essere costretto dagli altri. Aveva promesso la figlia e il negozio, e la rigida probità lo spingeva a dare l’una e l’altro in buono stato, senza né macchie né debiti. Ma era stanco, il peso era ormai troppo grave per lui: nella sua voce tremante si sentiva una preghiera. Le parole gli s’imbrogliavano sempre piú sulle labbra; seguitava ad aspettare nel Colomban uno slancio, un grido del cuore che non veniva.


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