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zola

vava al letto, faceva un gran gesticolare, chinato sulla moglie; poi, giunto davanti alla finestra, si chetava un po’ per ascoltare il rumore dei lavori. E ricominciava le accuse di prima, i lamenti disperati sui tempi nuovi: una cosa simile non s’era mai vista; i commessi guadagnavano ora piú dei negozianti; i cassieri si compravano i possessi dei padroni. Veniva giú tutto; la famiglia non esisteva piú che di nome; se la godevano alla trattoria, in cambio di mangiare onestamente un po’ di zuppa in casa propria. Final mente concluse col profetare che Alberto, un giorno, si sarebbe divorato i beni di Rambouillet con delle ballerine.

La moglie stava a sentire, alzando il capo dal guanciale, tanto pallida, che il viso e la tela avevano lo stesso colore.

— Però hanno pagato! — disse alla fine con dolcezza.

Il Baudu non seppe che rispondere: passeggiò un po’, con gli occhi bassi. Poi ripigliò:

— È vero, m’hanno pagato, e, in fin dei conti, il danaro è sempre danaro... Sarebbe un bel fatto, sai, di ritirar su il negozio con questi quattrini qui. Oh! se non fossi tanto vecchio e tanto stanco!

Stettero zitti qualche minuto: il negoziante mulinava sa Dio che disegni! A un tratto la moglie gli parlò, con gli occhi levati al soffitto, senza muovere il capo:

— Te ne sei accorto di Genoveffa?

— Di che?

— Da un po’ di tempo mi dà da pensare... È sempre piú pallida, e pare che abbia qualche dispiacere.


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