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zola

è lo stesso; li ho visti io! Lui va ogni momento sul marciapiede per guardarla; lei, lassú, ride... Son certa che fuori si discorrono.

— Oh, questo poi no, ve lo giuro! — escamò Dionisia, senza pensarci, spinta dal desiderio di darle almeno qualche consolazione.

La giovane riprese fiato: sorrise anche d’un debole sorriso. Poi con voce stanca da convalescente:

— Vorrei un bicchier d’acqua... Scusate se vi do noia. Guardate lí, sulla credenza.

E quando ebbe in mano la boccia, tracannò di un fiato un gran bicchiere d’acqua, tenendo con una mano lontana Dionisia, che temeva le facesse male tutta quell’acqua bevuta d’un fiato:

— No, no, lasciate fare; ho sempre sete... La notte, m’alzo per bere.

Si chetarono. Poi riprese dolcemente:

— Se sapeste! Son dieci anni che ho in testa questo pensiero del nostro matrimonio. Avevo ancora le sottane corte, e già il Colomban era per me... Ma non mi rammento nemmeno piú come le cose siano andate. A forza di star sempre insieme, di trovarci chiusi qui accanto, senza mai una distrazione, dovei finire col crederlo mio marito, prima del tempo. Non capivo se l’amavo o no; ero la sua moglie, e bastava. E ora vuol andar con un’altra. Oh! mi sento spezzare il cuore. Voi, vedete, voi non li avete provati mai dolori cosí; nel petto, nel capo, dappertutto; e sento che muoio.

Aveva le lacrime agli occhi. Dionisia, che era commossa anche lei, le chiese:

— E la zia sa niente?

— La mamma di qualche cosa si deve essere accorta, credo... Il babbo ha troppi dispiaceri;


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