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zola

— ripeteva lei — pare una tela di ragno... Avete un bel dire; la seta loro a cinque franchi è un cuoio, a petto di questa qui!

Il Robineau non rispondeva piú, col sangue al viso, le labbra strette; proprio in quei giorni aveva pensato il tiro ingegnoso di comprare, per i vestiti belli e fatti, la seta del rivale. In questo modo il Mouret, non lui, ci perdeva un tanto. Bastava tagliare il vivagno.

— Ma davvero, la «Parigi-Paradiso» vi pare piú forte?

— Cento volte più forte! — rispose la De Boves. Non c’è nemmen paragone!

Questa ingiustizia della cliente, che a qualsiasi costo buttava giú la merce, mise a repentaglio la pazienza del Robineau. E siccome ella continuava a voltare e rivoltare il mantello con una smorfia di spregio, di sotto la fodera apparve un bocconcino del vivagno azzurro e argento, ch’era sfuggito alle forbici; allora l’altro non si poté piú rattenere, e spiattellò come stava la cosa; meglio parlare che scoppiare!

— Bene, sí, signora, questa seta è proprio la «Parigi-Paradiso!», l’ho proprio fatta comprare io! proprio cosí!... Guardi il vivagno!

La De Boves se n’andò tutta stizzita. La storiella si sparse, e molte clienti non tornarono piú da lui. E lui, in mezzo a quella rovina, quando pensava con terrore all’avvenire, non tremava che per la moglie, avvezza a vivere nella pace dell’agiatezza, incapace a campare poveramente. Che sarebbe di lei se una catastrofe lo gettasse sul lastrico, carico di debiti? La colpa era sua: quei sessantamila franchi non li avrebbe mai dovuti toccare. Bisognava che lei si mettesse a consolarlo. I denari non erano anche di lui? Le


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