Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/279


il paradiso delle signore

tutti nel sacco!... Che regalo voglio io! ve l’avevo detto che questo era un affare d’oro!

Lui s’era presa una trattoria a Vincennes. Era un suo sogno antico, tirato su adagio adagio e chetamente verso la realtà, mentre si doveva dibattere in Via Nuova dei Petits-Champs, tremando di non riuscire a vendere tutto prima della rovina, e facendo proposito d’investire quanto gli restava ancora, in un commercio dove si potesse rubare senza tremacuori. L’idea gli era saltata in testa subito dopo il pranzo di nozze d’un suo cugino: la bocca non soffriva mode: figurarsi che avevan dovuto pagare dieci franchi un po’ d’acqua sudicia con dentro qualche pezzettino di pasta! E dinanzi ai Robineau, la sua contentezza di aver loro appioppato un cattivo affare di cui aveva disperato liberarsi, faceva sí che il viso con quegli occhiacci tondi e la bocca grande gli si spampanasse anche piú.

— E i dolori come vanno? — domandò cortesemente la signora.

— Che dolori? — rispose meravigliato.

— Quei reumatismi che vi tormentavano tanto quando eravate qui?

Si ricordò dei suoi lamenti, e non poté fare a meno di arrossire un poco:

— Eh! ne soffro anche ora, purtroppo... Ma l’aria di campagna, capite bene... Quel ch’è certo è che avete fatto un affare d’oro. Se non fossero stati quei maledetti dolori, me n’andavo con diecimila franchi d’entrata prima che fossero passati dieci anni... In parola d’onore!

Men di quindici giorni dopo, cominciò la battaglia tra il Robineau e il Paradiso delle signore; battaglia rimasta famosa, perché tenne per un po’ in viva curiosità tutto il mercato parigi-


277