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«Parigi-Paradiso», che quest’anno è stata la lorecchi dei miei colleghi di Lione, e vi faccio ro fortuna... Mi son messo d’accordo con paun’offerta sbalorditiva, una seta nera che potrete dare a cinque e cinquanta... Loro danno la «Parigi-Paradiso» a cinque e sessanta, non è vero? Saranno dunque due soldi di meno, e ba steranno a mandarli a picco.

Gli occhi del Robineau s’erano accesi di colpo. Nel suo continuo sussulto nervoso passava spesso cosí dalla paura alla speranza.

— Ce l’avete un campione?

E quando il Gaujean ebbe cavato dal portafoglio un quadratino di seta, si esaltò anche piú, e si mise a esclamare:

— Ma è più bella della «Parigi-Paradiso»! Comunque sia, fa piú effetto; la grana è piú grossa... Avete ragione, bisogna tentare. Ah! questa volta o cascan loro o ruzzolo io.

La signora, presa anche lei dall’entusiasmo, attestò che la seta era stupenda. Perfino Dionisia credé che potessero vincere. La fine del desinare fu perciò allegrissima; discorrevano a voce alta: pareva che il Paradiso fosse già in agonia. Il Gaujean, finendosi il vaso della conserva, spiegava che po’ po’ di sacrifici dovessero fare lui e i colleghi per dare quella stoffa a quel prezzo; ma piuttosto sarebbero andati in rovina che smettere la guerra. Si sarebbero distrutti i grandi magazzini! Quando venne il caffè, l’allegria giunse al colmo, per l’improvvisa visita del Vinçard: passando da quelle parti, egli era venuto a stringere la mano al suo successore.

— Stupenda! — esclamò anche lui, nel palpare la seta. — Non c’è piú dubbio; li avete


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