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in ozio, che subito si scapita un subisso; noi altri, che ci serviamo qualche volta di chi ha dieci o quindici telai, non abbiam tanta paura a crescere il magazzino; mentre i grandi fabbricanti sono obbligati a levarsi d’attorno la mercanzia, il piú presto possibile. Per questo stanno in ginocchio davanti ai grandi negozi. Ne conosco tre o quattro che se li leticano, e piuttosto si rassegnano a perdere, pur d’avere ordi nazioni. Si rifanno coi negozi come il vostro. La crisi finirà come Dio vuole!...

— Ma è un’infamia! — concluse il Robineau sfogandosi in quel grido di collera.

Dionisia stava a sentire, zitta zitta. In cuor suo stava pei grandi magazzini, che rispondevano all’ideale suo della logica e della vita. Gli altri stavano zitti e gustavano i fagiolini in erba del contorno; e lei si fece coraggio e disse sorridendo:

— Al pubblico, però, non gli par vero!

La signora Robineau non poté trattenersi dal sorridere anche lei, con grande scandalo del marito e del Gaujean. Bella scoperta! L’avventore era contento perché, in fin dei conti, ci guadagnava un tanto nel ribasso dei prezzi: ma dovevano campar tutti; e sarebbe stata giusta che, per ingrassare il consumatore, si ammazzasse il produttore? Cominciarono a discutere. Dionisia fingeva di scherzare, pur portando in mezzo argomenti fortissimi; tutti i mezzani non ci avevan piú niente che vedere, agenti, rappresentanti, commissionari; e ciò bastava a fare un forte ribasso. E poi i fabbricanti stessi non potevan piú vivere senza i grandi magazzini, perché subito che questi non si servivano piú da uno di loro, bisognava che fallisse. E poi le cose andavano


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