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Dionisia aveva ora del pane tutti i giorni, e sentiva una gran riconoscenza pel vecchio ombrellaio, di cui sapeva il buon cuore, nonostante le stizzose stranezze. Ma il vivo desiderio di lei era nondimeno trovarsi un qualche altro lavoro, perché si accorgeva ch’egli, mosso da carità, inventava il da fare senza aver punto bisogno di un’operaia in quella rovina del suo commercio. Eran già passati sei mesi, era tornata la morta stagione d’inverno. Disperava oramai di trovarsi un posto prima del marzo, quando, una sera di gennaio, il Deloche, che la stava ad aspettare in un portone, le diede un consiglio. Perché non andava dal Robineau, che doveva aver bisogno di gente?

Il Robineau s’era, in dicembre, risolto a comprare il negozio del Vinçard, con una gran paura di sciupare i sessantamila franchi della moglie. Con quarantamila aveva comprata la «specialità » delle sete; con gli altri ventimila scendeva in campo. Eran pochi, ma il Gaujean l’aiutava con la promessa di grossi crediti. Da che s’era guastato col Paradiso delle signore, costui non pensava che a suscitare rivali al colosso; e credeva possibile la vittoria se si fossero impiantati, lí attorno, negozi dove non si vendesse che un genere solo di merci, ma dove le clienti potessero trovare di quella data merce una svariatissima abbondanza. Non c’erano che i ricchi fabbricanti di Lione, come il Dumonteil, che potessero servire, per le forniture, grandi magazzini; con questi davano da fare agli operai; sulle case meno importanti si rifacevano con il guadagno. Ma il Gaujean non aveva davvero la forza del Dumonteil; dopo essere stato, per un pezzo, semplice sensale e spedizioniere, soltan-


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