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il paradiso delle signore

non diede nemmeno un’occhiata a quella stanza dove aveva sofferto tanto.

Ma subito che fu sola, davanti alla ringhiera della gran corte, un’angoscia piú viva le strinse il cuore. Nessuno le voleva bene; e il pensiero improvviso del Mouret le toglieva tutta la rassegnazione. No! no! non poteva rassegnarsi ad esser mandata via cosí! Anche lui ci avrebbe forse creduto a quella turpe storiella, a quell’appuntamento con un uomo in fondo al sotterraneo.

A codesto pensiero una gran vergogna l’assalse, un’angoscia di cui non aveva mai fin allora sofferto la stretta. Voleva andarlo a trovare; gli avrebbe spiegato le cose, soltanto perché le sapesse lui, come stavano veramente: poi, per lei sarebbe stato lo stesso andarsene o no. E la sua vecchia paura, il brivido che davanti a lui la coglieva, divenne a un tratto un bisogno ardente di vederlo, di non andar via prima d’avergli giurato che non s’era data ad un altro.

Eran quasi le cinque: il magazzino ripigliava un po’ di vita nell’aria piú fresca della sera. Risolutamente si avviò verso la Direzione: ma quando si trovò all’uscio dello studio, fu di nuovo presa da una disperata tristezza; la lingua non le si scioglieva; tutto il peso dell’esistenza le ricadeva sulle spalle. Anche il Mouret non l’avrebbe creduta; anche lui avrebbe riso come gli altri; e questa paura la fece quasi svenire. Tutto era finito: meglio per lei star sola, scomparire. E senza nemmeno raccontare a Paolina o al Deloche, ciò ch’era avvenuto, andò difilata alla cassa.

— Signorina, disse l’impiegato — voi dovete avere ventidue giornate; son diciotto fran-


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