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zola

amico, un amico di lei, ci ha visti; e se non gli do quei quindici franchi stasera...

— Zitto! — mormorò Dionisia. — Vieni via... lesto!

— Eran scesi nell’ufficio delle spedizioni. La stagione, poco propizia al commercio, addormentava il vasto sotterraneo sotto la pallida luce delle finestrine. C’era fresco, pareva che dalla volta piovesse un silenzio grave. Un garzone prendeva da uno degli scompartimenti i pochi involti per il quartiere della Maddalena; e sulla tavola il Campion, capo dell’ufficio, se ne stava a sedere con le gambe penzoloni e gli occhi aperti.

Gianni ricominciò:

— Il marito ha un coltello...

— Via, via! — ripeté Dionisia, seguitando a spingerlo innanzi.

Fecero tutto un andito stretto dove il gas ardeva continuamente. A destra e a sinistra, in fondo alle cantine buie, le merci di riserva affoltavano le ombre loro dietro i cancelli. Finalmente si fermò appoggiandosi a uno di quei ripari. Non sarebbe venuto nessuno, di sicuro; ma era proibito, ed ella si sentiva un brivido per le ossa.

Se quel birbaccione fa la spia, — riprese — a dire Gianni — il marito ha un coltellone...

— Ma dove vuoi che li pigli, io, quindici Non franchi? esclamò Dionisia disperata. — Non vuoi dunque mettere giudizio mai! Ti accadono una dopo l’altra cose tanto strane che...

Gianni si picchiò con la mano nel petto. Fra tutte quelle invenzioni non sapeva piú nemmeno lui la verità. Non faceva che atteggiare a dramma i suoi appetiti; in fondo c’era sempre qualche urgente necessità.


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