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il paradiso delle signore

mo, e che stava nel magazzino fin dal tempo della Hédouin: ma quando si venne alla storia delle famose cravattine, il Bourdoncle andò su tutte le furie. Era diventato pazzo a cercar lui lavoro alle ragazze? Il magazzino lo pagava fin il tempo delle ragazze; se lavoravano altroppo la notte per conto loro, il giorno lavoravano meno al banco, per forza; dunque rubavano; rischiavano la salute che non era piú di loro ma del padrone. No, la notte è fatta per dormire. Dovevano dormire o andarsene.

— Si riscaldano! — osservò l’Hutin.

Ogni volta che i tre uomini nel loro lento andare su e giú passavano davanti alla stanza, i commessi badavano a commentarne il piú piccolo gesto. Avevano perfino dimenticato lo sformato di riso, in cui un cassiere aveva trovato un bottone!

— Ho sentito dire «cravatta» — disse il Favier. — E, avete visto?, il Bourdoncle è diventato a un tratto bianco bianco.

Il Mouret era indignato non meno del socio. Una ragazza, ridotta a lavorare la notte, gli pareva un’offesa contro lo stesso ordinamento del Paradiso. Ma chi era quella scioccherella che non riusciva a andare innanzi con gli utili sulla vendita? Quando però il Bouthemont gli ebbe nominata Dionisia, mutò tono e cominciò a scusarla. Ah! quella ragazza! povera figliuola! sicuro, non era troppo svelta a vendere, e poi doveva anche mantener qualcuno, a quel che dicevano.

Il Bourdoncle l’interruppe affermando che bisognava mandarla via su due piedi; era troppo brutta e non ne avrebbero cavato mai nulla di buono: e pareva che, nel dir ciò, sfogasse un rancore. Per questo si stizzí davvero quando il


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