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il paradiso delle signore


— No, con un’amica — rispose, e aveva le gote rosse come il fuoco, vergognandosi di ciò che egli doveva supporre.

Allora il Mouret non disse altro. Ma seguitò a guardarla, nel suo vestituccio nero, con quel cappellino guarnito d’un nastro azzurro soltanto. Che proprio quella selvaggia avesse a finire col diventare bellina? Dionisia aveva ancora addosso il profumo raccolto nella scampagnata all’aria aperta, ed era graziosa con i suoi bei capelli che le carezzavano capricciosi la fronte. E lui, che da sei mesi la trattava da bambina, e che qualche volta le dava dei consigli cedendo alla propria esperienza e al maligno desiderio di vedere come una donna cresce e si perde a Parigi, non rideva ora piú, provando uno strano sentimento di sorpresa e di timore, con un po’ di tenerezza. Doveva essere un amante che la faceva diventare cosí carina! E pensando ciò, gli parve che un certo uccellino, già suo grato passatempo, lo beccasse forte, da fargli uscire il sangue.

— Buona notte! — mormorò Dionisia, continuando a salire, senza aspettare piú oltre.

Egli non rispose, e la stette a guardare finché sparí. Allora, andò in camera sua.


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