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zone cosí bello e allegro, che tutte le donne adoravano.

Lo zio Baudu non riusciva a raccapezzarsi. Ricominciava a interrogare. Con tutto ciò, quando l’ebbe sentita parlare a quel modo dei suoi fratelli, principiò a darle del tu.

— Ma tuo padre non vi ha lasciato nulla? Credevo che qualche soldo l’avesse ancora. Oh! quante volte gliel’ho scritto di non pigliare quella tintoria! Buon cuore, ma giudizio punto!... E tu sei restata con quei due fantocci sulle braccia, ed hai dovuto dar da mangiare a tutta questa gente?

La faccia biliosa gli s’era rasserenata; gli occhi non eran piú rossi come quando egli guardava il Paradiso delle signore. A un tratto si accorse che sbarrava, stando lí, la porta.

Via — disse, — entrate, dacché siete venuti... Entrate; sarà meglio che star qui a chiacchierare senza sugo.

E, rivolta alle vetrine di faccia un’ultima smorsia stizzosa, fece passare i ragazzi, ed entrò primo nella bottega, chiamando la moglie e la figliuola.

— Elisabetta, Genoveffa, via, leste! c’è gente che vi vuole!

Ma Dionisia ei ragazzi esitarono un po’ dinanzi al buio della bottega. Accecati dalla luce piena della strada, battevano le palpebre come sulla soglia d’un sotterraneo, tentando il suolo con i piedi per la paura istintiva di qualche scalino traditore. E stretti ancora piú da quel vago timore, stringendosi gli uni con gli altri, il monello attaccato sempre alle gonnelle della giovinetta, e quell’altro dietro, entrarono con una grazia sorridente ed inquieta. Il chiaro della mat-


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