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il paradiso delle signore

arrossirono di quel rigiro, cominciato sotto i loro occhi.

Ma la giovinetta, sotto quel soffio caldo che a poco a poco svegliava in lei la donna, non aveva ancora perduta la sua pace di bambina. Soltanto l’Hutin, quando le capitava innanzi, le faceva batter piú lesto il cuore. Ma agli occhi suoi quello non era che un senso di riconoscenza; credeva d’esser commossa soltanto dalla cortesia di lui. Egli non poteva condurre una cliente alla sezione, senza che Dionisia restasse confusa. Parecchie volte, tornando da una cassa, le accadeva, senza accorgersene, di fare un giro piú lungo per traversare la sezione delle sete, col respiro grosso.

Un pomeriggio vi trovò il Mouret, che parve la seguisse con occhio sorridente. Non ci badava punto a lei, e non le rivolgeva di tanto in tanto una parola che per darle un consiglio sul vestito e scherzare un po’ su quella selvaggia che aveva del ragazzo e ch’egli non sarebbe mai riuscito, per quanto se n’intendesse di donne!, a trasformare in una donnina a garbo. Arrivava perfino a ridere e a piccheggiarla, senza volere confessare a se stesso che quella ragazzuccia con quei capelli cosí curiosi gli piaceva. A quel sorriso muto Dionisia tremò come se avesse fatto qualcosa di male. Forse lui lo sapeva perché ella traversasse la sezione delle sete, quand’ella stessa non avrebbe potuto spiegare che cosa la spingesse a quel giro?

L’Hutin, per altro, non sembrava punto che si accorgesse delle occhiate piene di riconoscenza della fanciulla. Le ragazze del magazzino non erano il genere che gli andava; e ostentava di averle in dispregio, vantandosi piú che mai di


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