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padrone di vivere a modo suo. Ma lei non ci aveva mai pensato su; la sua ragione dritta salda e l’indole sana la mantenevano naturalmente nell’onestà. Verso il tocco andò finalmente a letto. No, no; lei non voleva bene a nessuno. E allora perché doveva buttare all’aria tutta la sua vita e sciupare quel bene da mammina che voleva ai due fratelli? Ma addormentarsi non le riusciva; dei brividi tiepidi le salivano al capo, l’insonnia le faceva passare, dinanzi alle palpebre chiuse, forme indistinte che si dileguavano per la notte.

Da quel momento, Dionisia fu curiosamente attratta ad ascoltare, ad osservare, le storie d’amore della sua sezione. Là, tranne nelle ore di gran faccende, si viveva nel pensiero continuo dell’uomo. Chiacchiere, racconti, tenevano allegre le ragazze per una settimana. Clara era uno scandalo: aveva tre che la mantenevano, a quel che si diceva, senza contare tutti gli amanti avventizi che si trascinava dietro: e se lei non piantava il magazzino dove lavorava il meno che fosse possibile, sprezzando un danaro che fuori si procacciava con tanto piú gusto, era per coprirsi agli occhi della sua famiglia, perché aveva una grande e continua paura del babbo che minacciava piombarle addosso e spezzarle braccia e gambe a zoccolate. Margherita invece si comportava benissimo; non si sapeva che avesse amanti: e ciò non era senza meraviglia delle altre, che tornavano su quel parto ch’ella era venuta a nascondere a Parigi.

Come aveva fatto ad aver quel figliuolo, se era tanto rigida di costumi? E alcune andavano dicendo ch’era stato un caso, e che ora lei si serbava per il suo cugino di Grenoble. Né era


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