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il paradiso delle signore

va un freddo terribile: lei doveva rannicchiarsi nel lettuccio di ferro, buttarvi sopra tutti i suoi vestiti, piangere sotto le coperte, perché il gelo non le screpolasse il viso. Il Mouret non le rivolgeva piú una parola. Quando lo sguardo severo del Bourdoncle cadeva su lei, era presa da un tremito perché indovinava in lui un nemico che non le perdonerebbe la minima colpa. E in mezzo a quella inimicizia di tutti, la strana benevolenza dell’ispettore Jouve la meravigliava: se la trovava sola, le sorrideva e cercava una parolina cortese; due volte le aveva risparmiato delle partacce, senza ch’ella gliene mostrasse gratitudine alcuna, piú turbata che commossa da quella protezione.

Una sera, dopo desinare, mentre le ragazze mettevano in ordine gli armadi, Giuseppe venne ad avvertire Dionisia che un giovanetto l’aspettava al pianterreno. Ella scese inquietissima.

— To’! — disse Clara — la sciattona ha un amante, dunque!

— Quando uno ha fame! — rispose Margherita.

Sulla porta Dionisia trovò suo fratello Gianni. Gli aveva proibito espressamente di presentarsi cosí al magazzino, perché era questa una delle cose che davano piú nell’occhio, e piú dispiacevano ai superiori. Ma non osò sgridarlo, tanto pareva fuor di sé, senza il cappello, ansante per essere venuto di corsa dal Borgo del Tempio.

— Ce li hai dieci franchi? — balbettò. — Dammi dieci franchi o sono un uomo rovinato.

Quel ragazzo coi capelli biondi al vento era tanto buffo col suo bel volto di fanciulla, mentre buttava là quella frase da melodramma, che


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