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gazzino volessero cadere laggiú con un fragore da pescaia.

Già, alle sete, tale e tanta gente faceva ressa, che la Desforges e la Marty non poterono subito trovare un commesso libero. Rimasero ritte, confuse in quella folla di signore che guardavano le stoffe, le palpavano, e stavano li ferme delle ore senza risolversi. Ma sopra le altre la vinceva di gran lunga la «Parigi-Paradiso», per la quale andava crescendo a poco a poco una di quelle ammirazioni che da un momento all’altro fan cambiare la moda. Tutti i commessi non facevano che misurare: di sopra i capelli si vedevan luccicare nel loro pallido colore le pezze spiegate, e il continuo correre dei diti lungo i metri di legno sospesi a colonnette di ottone; si sentiva il rumore delle forbici che tagliavano il tessuto, senza tregua, a mano a mano che la seta era sballata, come se non vi fossero state braccia che bastassero alle mani avide e tese delle clienti.

— Davvero, che per cinque e sessanta è carina! — disse la Desforges, che era riuscita a agguantarne una pezza sull’orlo d’una tavola.

La Marty e Valentina non erano invece contente. I giornali ne avevano parlato tanto, che si aspettavano qualcosa di piú lucido e forte. Ma il Bouthemont aveva riconosciuta la Desforges, e si faceva innanzi con la sua cortesia un po’ volgare, per fare anch’egli un po’ di corte a una bella signora che dicevano potesse tutto sull’animo del padrone. Ma come, non la servivano? Ci voleva una pazienza!... ma doveva mostrarsi indulgente perché davvero non sapevano piú dove battere la testa. E cercava seggiole in mezzo alle gonnelle, ridendo del suo riso bo-


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