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il paradiso delle signore


Ma sotto quell’entusiasmo destinato a fornire argomento di discorsi al bel mondo tutto quanto, la Bourdelais non perdeva il sangue freddo di massaia pratica. Esaminava con cura una pezza della «Parigi-Paradiso», perché era venuta soltanto per approfittare del prezzo bassissimo di quella seta, se l’avesse trovata buona davvero.

Ne fu senza dubbio contenta, perché ne chiese venticinque metri, pensando di farsi un vestito per sé e un paltoncino per la bambina.

— Come! te ne vai digià? disse la Desforges. — Fa’ un giro con noi!


— No, grazie: mi aspettano in casa... Con questa calca non ho voluto portarmi dietro i bambini.

E se n’andò, preceduta dal commesso che portava i venticinque metri di seta, e che la condusse alla Cassa Dieci, dove il giovine Alberto perdeva la testa in mezzo alle tante domande di fatture che lo tempestavano. Quando il commesso poté avvicinarsi, dopo aver segnata nel suo libretto la vendita con un tocco di lapis, annunziò ad alta voce la vendita stessa, e il cassiere la iscrisse nel suo registro; poi vi fu una controchiamata e il foglietto staccato dal libro fu infilzato in un ferro a punta, accanto al bollo col quale si saldavano le fatture.

— Centoquaranta franchi — disse Alberto.

La Bourdelais pagò, e diè il suo indirizzo, perché era venuta a piedi e non voleva quel fagotto con sé. Dietro la cassa, Giuseppe teneva già la seta e la rinvoltava; poi, l’involto, gittato in una canestra a ruote, fu spinto fino all’ufficio di spedizione che a mano a mano si veniva empiendo. Pareva ora che tutte le merci del ma-


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