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— Ah! dunque si porterà del panno? — riprese la Marty: e il viso butterato le si abbelliva di civetteria. — Bisognerà che dia un’occhiata anch’io.
La Bourdelais, senza perdere negli occhi la consueta limpidità, soggiunse:
— La vendita degli scampoli è il giovedí, non è vero?... Aspetterò: ci ho tutti i miei monelli da rivestire.
E volgendo la bionda testolina alla padrona di casa:
— Ti servi sempre della Sauveur?
— Mio Dio! — rispose l’Enrichetta. — La Sauveur è un po’ troppo cara, ma non c’è che lei, a Parigi, che sappia fare una vita... E poi, il signor Mouret ha un bel dire; ma è quella che ha i disegni piú graziosi; dei disegni che non si vedono da nessun’altra. Non posso soffrire, io, di vedere il vestito che ho io, addosso a tutte le altre.
Il Mouret sorrise da prima discretamente. Poi lasciò capire che la signora Sauveur comprava proprio da lui le stoffe: certo, prendeva anche direttamente, dai fabbricanti, qualche disegno di cui acquistava la proprietà; ma per tutte le sete nere, a dirne una, stava attenta alle occasioni del Paradiso delle signore, pigliava all’ingrosso, e rivendeva poi al minuto raddoppiando e triplicando i prezzi.
— Son sicuro che manderà gente a portarci via tutta la «Parigi-Paradiso». Perché volete che vada a pagar la seta alla fabbrica, per pagarla piú di quanto la vendiamo noi?... In parola d’onore, la vendiamo a scapito.
Fu il colpo di grazia. L’idea di aver le merci a men del costo, accendeva in tutte loro quanto
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