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il paradiso delle signore

ta da voglie troppo grosse, piena di rancore per la roba che non poteva portar via con sé; la Bourdelais che fiutava quando si vendeva davvero a buon prezzo, e, col suo istinto di borghese pratica, si serviva dei grandi magazzini con tale accorgimento di tranquilla massaia, da far valere la lira ventun soldi; l’Enrichetta, per ultimo, l’elegantissima Enrichetta, che vi comprava soltanto pochi oggetti, i guanti, le cuffie, e la biancheria andante.

— Abbiamo anche altre stoffe d’una bellezza e ad un prezzo da non potersi dire — continuava il Mouret con la sua voce carezzevole. — Vi raccomando, per esempio, la nostra «Pelle d’oro» ch’è un taffetas d’un lucido che non ce n’è altri... Nelle sete di fantasia ci son colori e disegni che l’impiegato addetto alle compre ha scelti tra mille; vedrete che collezione di velluti! Ce n’è d’ogni sorta... Guardate che quest’anno è di moda il panno. Ne abbiamo dei trapunti, dei felpati...

Non l’interrompevano piú; strette sempre piú intorno a lui, ascoltavano, con la bocca dischiusa da un sorriso, col viso proteso innanzi, come se tutto l’essere loro si lanciasse verso il tentatore.

Gli occhi si velavano, correva per le nuche un leggiero brivido. Ed egli, tra gli odori che salivano inebrianti dai loro capelli, restava composto nella sua calma da conquistatore. Tra una frase e l’altra, seguitava a sorseggiare a centellini il suo tè: e il profumo del tè faceva piú miti quei forti odori che avevano un po’ del selvatico. Nel veder quella seduzione cosí sicura di sé e tanto forte da scherzar con le donne senza mai pericolare, il barone, che teneva gli occhi sul Mouret, sentiva crescere l’ammirazione.


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