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il paradiso delle signore

reni una galleria, buttiamo giú o adattiamo le case e apriamo i magazzini piú grandi di Parigi, un bazar che incasserà milioni.

E lasciò sfuggire il grido che gli saliva dal cuore:

— Ah! se potessi farne a meno di loro!... Ma ora hanno tutto in mano loro. E poi non mi riuscirebbe mai trovare anticipazioni sufficienti... Via, bisogna che c’intendiamo: sarebbe un assassinio!...

— Adagio, adagio, caro signore! — si contentò di rispondere il barone. Che po’ po’ d’immaginazione!...

Scoteva la testa e continuava a sorridere, risoluto a non dir nulla. Il disegno del Credito Fondiario era di costruire in Via Dieci Dicembre un albergo rivale del Grand-Hôtel, un albergo di lusso nel centro della città, apposta per attirare i forestieri. D’altra parte l’albergo non doveva occupare che i terreni di fianco, e il barone avrebbe avute sempre le mani libere per trattare col Mouret quanto al resto delle case, rimasto sempre una bella superficie. Ma era già divenuto socio di due amanti d’Enrichetta, e si stancava di quel suo fasto da protettore compiacente. Inoltre, per quanto intraprendente egli fosse, e disposto ad aprire la sua borsa a tutti i giovani intelligenti e coraggiosi, la proposta del Mouret, cosí audace ed enorme, lo meravigliava piú di quel che gli piacesse. Quel magazzino smisurato non era un’impresa fantastica e imprudente? A forza di allargare in tal modo il commercio delle novità, non si andava forse incontro a una rovina sicura? Non ci credeva, e non ne voleva sapere.

— L’idea, non c’è dubbio, può allettare. Ma


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