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cioè viventi; e il sentimento di se medesimo non si può concepire senza amor proprio; e l’amor proprio necessariamente desidera un bene infinito; e questo non pare possa essere al mondo, resta che non solo gli uomini e gli animali, ma niun essere vi sia, che possa essere né sia felice, che la felicità (la quale di natura sua non potrebb’essere altro che un bene, ossia un piacere infinito) sia di sua natura impossibile, e che l’universo sia di propria natura incapace della felicità, la quale viene a essere un ente di ragione e una pura immaginazione degli uomini. E siccome d’altronde l’assenza della felicità negli esseri amanti se medesimi importa infelicità, segue che la vita, ossia il sentimento di questa esistenza divisa fra tutti gli esseri dell’universo, sia di natura sua, e per virtú dell’ordine eterno e del modo di essere delle cose, inseparabile e quasi tutt’uno colla infelicità e importante infelicità, onde vivente e infelice sieno quasi sinonimi (3 maggio, festa della Invenzione della Santa Croce, 1825). Vedi p. 4168.


*   Una corona d’oro, che, secondo una tradizione degli Ungheri era discesa dal cielo, e che conferiva a chi la portava un diritto incontrastabile al trono. Robertson, Storia del regno dell’Imperatore Carlo V, lib. 10o, traduzione italiana dal francese, Colonia, 1788, t. V, p. 440. Ecco pur finalmente il vero fondamento dei diritti al trono e della legittimità di tutti i sovrani antichi e moderni. Esso consiste nella corona che portano. E chiunque la toglie loro e se la può mettere in capo, sottentra ipso facto nella pienezza dei loro diritti e legittimità (3 maggio 1825).  (4138)


*   Pauso as, forse da un antico pauo o pavo(παύω, παύομαι), pausum (7 maggio 1825).


*    Quanto piú l’uomo cresce (massime di esperienza e di senno, perché molti sono sempre bambini), e cre-