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(4435-4436) pensieri 369

ὑποκρίνασθαι ‘Ηγησίαν τὸν κωμῳδὸν τὰ ‘Ηροδὸτου, ‘Ερμόφαντον δὲ τὰ ‘Ομήρου. Non so poi il come. Dalechamp. traduce historiam Herodoti egisse: Fabric., in Erodoto, dice in theatro decantata fuisse, citando semplicemente questo luogo, dove però ὑποκρίνασθαι è ben piú che decantasse: Casaub. qui non ha nulla (11, 1829, domenica).


*    Orelli, loc. cit. p. 4431, principio; p. 519. Αὐτίκα. Exempli gratia, verbi causa, ut saepius. Vedi Ernesti, ad Xenoph. Mem., IV, c. 7, 2. Ruhnken ad Timaei Lex Plat., p. 56, ed. 2 et Fischer in Indice ad Aeschin. Socr., hac voce (11, 1829).


*    Considerazioni sopra Omero ec. Non solo le poesie omeriche, ma molti altri scritti, e forse tutti quelli della piú alta antichità, non solo poesie ma prose ancora, esistenti in oggi o perdute, ebbero probabilmente i loro diascheuasti, che ridussero la loro ortografia e dicitura a forma piú moderna e meno rozza ed irregolare: e in tal forma soltanto, cioè diascheuasmenoi piú o meno, passarono essi scritti alla posterità. Ed io non posso tenermi dal credere che anche Erodoto, e anche quel che abbiamo di genuino d’Ippocrate, non ci sia pervenuto alterato e riformato da’ diascheuasti (che possiamo tradurre riformatori).  (4436) Essi hanno ancora nella sintassi, e nella maniera, molta di quella irregolarità e di quella mancanza d’arte che si può aspettare dal loro tempo, ma non tanta: Senofonte ed altri del buon tempo ne hanno forse non meno: e in genere io trovo la costruzione e la dicitura loro molto piú formata ed artifiziale di quel che mi paia verisimile in quell’età. Non vi è abbastanza visibile l’infanzia della prosa, sí manifesta nei nostri, non dico Ricordano o suoi coetanei, ma i Villani ec. (Cosí negli spagnuoli del XIII secolo, ne’ francesi ec). L’infanzia della prosa si vede bensí

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