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214 | pensieri | (4270-4271) |
sibile l’immortalità, in tanta infinita moltitudine di fatti e di vicende umane, dapoi che la civiltà, la vita dell’uomo civile, e la ricordanza della storia ha abbracciato tutta la terra. Io non dubito punto che di qua a dugent’anni non sia per esser piú noto il nome di Achille, vincitor di Troia, che quello di Napoleone, vincitore e signore del mondo civile. Questo sarà uno dei molti, si perderà tra la folla; quello sovrasterà, per esser montato in alto assai prima; conserverà il piedestallo, il rialto, che ha già occupato da tanti secoli.
Del resto, come la impossibilità di divenire immortali giustifica la odierna negligenza dello stile nei libri, cosí questa negligenza dal canto suo, inabilita e fa impossibile ai libri il conseguimento della immortalità. Notabili e vere parole di Buffon (Discours de réception à l’Académie française: «Les ouvrages bien écrits seront les seuls qui passeront à la postérité; la quantité des connaissances, la singularité des faits, la nouveauté même des découvertes ne sont pas de sûrs garants de l’immortalité. Si les ouvrages qui les contiennent ne roulent que sur de petits objets, s’ils sont écrits sans goût, sans noblesse et sans génie, ils périront, parce que les connaissances, les faits et les découvertes s’enlèvent aisément, se transportent, et gagnent même à être mis en oeuvre par des mains plus habiles. Ces choses sont hors de l’homme, le style est l’homme même. Le style ne peut donc ni s’enlever, ni (4271) se transporter, ni s’altérer. S’il est élevé, noble, sublime, l’auteur sera également admiré dans tous les temps». Al che aggiungo io, che quando anche le mani qui enlèvent i pensieri, non sieno piú habiles in materia di stile, (come certo oggi e in futuro è difficile che sieno), nondimeno il libro perira egualmente; perché in esso non si troverà nulla di piú che nelle sue copie; probabilmente assai meno (dico per il fondo, non per lo stile); e cosí i