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(4190-4191) | pensieri | 121 |
* Πρότερον per potius, come noi prima, anzi, innanzi ec. Aristophan. Nub., v. 24 (act. I, sc. 1). Dio Chrysost., Orat. 1 de Regno, init., p. 2 A. ed. Lutet., 1604, Morell. (4191)
* καὶ τοῦτον ὑπέρχεται τὸν ἀγῶνα ὁ λόγος (Δίωνος τοῦ χρυσοστόμου, πρὸς Νικομηδεῖς περὶ ὁμονοίας πρὸς τοὺς Νικαεῖς), εὐκαίρως διὰ τῆς ἡδονῆς προενηνεγμένος. μᾶλλον γὰρ οὔτω ταῖς ψυχαῖς τὸ πιθανὸν ἐθέλει διαδύειν. Phot., Biblioth., Cod. 209, ed. gr.-latino 1611, col. 533 (Bologna, 18 agosto 1826).
* Tacheté, Marqueté. Déchiqueter.
* Immotus, immoto ec. per immobile.
* Altro è che una lingua sia pieghevole, adattabile, duttile; altro ch’ella sia molle come una pasta. Quello è un pregio, questo non può essere senza informità, voglio dire, senza che la lingua manchi di una forma e di un carattere determinato, di compimento, di perfezione. Questa informe mollezza pare che si debba necessariamente attribuire alla presente lingua tedesca, se è vero, come per modo di elogio predicano gli alemanni, che ella possa nelle traduzioni prendere tutte le possibili forme delle lingue e degli autori i piú disparati tra se, senza ricevere alcuna violenza. Ciò vuol dire ch’ella è una pasta informe e senza consistenza alcuna; per conseguente, priva di tutte le bellezze e di tutti i pregi che risultano dalla determinata proprietà, e dall’indole e forma compiuta, naturale, nativa, caratteristica di una lingua. La pieghevolezza, la duttilità, la elasticità (per cosí dire), non escludono né la forma determinata e compiuta né la consistenza; ma certo non ammettono i vantati miracoli delle traduzioni tedesche. La lingua italiana possiede questa pieghevolezza in sommo grado fra le moderne