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90 | pensieri | (3655-3656-3657) |
veva egli essere, secondo (3656) natura, in tutta la specie umana; e tale par che sia nell’altre specie d’animali). Piccole isole, segregate affatto dall’altre terre, hanno da tempo immemorabile fino a’ dí nostri, sempre ugualmente bastato alla popolazione racchiusa in esse, e tale certo ve n’ha, non ancora scoperta, che ancor basta alla sua popolazione, e basterebbe fino a tempo illimitato, o in perpetuo. Ne’ paesi dove, dopo la prima occupazione fattane dagli uomini, la società non ha fatto altri progressi, non si è stretta niente di piú che allor fosse, neanche il numero degl’individui umani è cresciuto, e la moltiplicazione appena v’ha luogo. Al contrario, nelle società cólte, e tanto piú al contrario (salvo però molte altre circostanze naturali o sociali che giovano o nocciono per se alla moltiplicazione) quanto elle sono piú cólte. Dal che si vede che la soverchia moltiplicazione del genere umano, e la sua propagazione che da lei nasce e che ne è necessario effetto, non sono cose che vengono dalla natura, se non fino a un certo e conveniente grado. E necessaria alla soverchia diffusione del genere umano è stata, fra le altre cose, la (3657) navigazione, cosí evidentissimamente contro natura; mentre questa anzi avrebbe dovuto insegnarla e renderla facilissima e non, com’è, pericolosissima ec. ec. ec., se la detta propagazione, a cui l’arte del navigare era necessaria, fosse stata secondo le sue intenzioni.
Come ho detto, altre specie sono naturalmente piú, altre meno, atte a moltiplicarsi, altre destinate a piú e piú diversi paesi, altre a meno e men diversi. Che la specie umana sia piuttosto delle seconde che delle prime, si può per analogia dedurre dal suo stesso essere nel suo genere, cioè nel genere animale, la piú perfetta e suprema e migliore. Perocché veggiamo che in ogni genere di vegetali, di minerali ec. le specie migliori son le piú rare, le meno trasferibili fuor de’ luoghi natii ec. Quella pianta piú d’ogni altra perfetta, che