viezza e dalla prudenza e dalle massime morali, e insomma dalla ragione. Or quelle qualità sono amabili, queste stimabili, e sovente inamabili ed anche odiose. Gli Eroi dell’Iliade sono grandi uomini secondo natura, gli eroi degli altri poemi epici sono grandi secondo ragione; le qualità di quelli sono piú materiali, esteriori, appartenenti al corpo, sensibili; le qualità di questi sono tutte spirituali, interiori, morali, proprie dell’animo, e che dall’animo solo hanno ad esser concepite, e valutate. Dico tutte, e voglio intender le principali, e quelle che formano propriamente e secondo l’intenzion de’ poeti il carattere di tali Eroi; perocché se i poeti v’aggiunsero anche i pregi piú esteriori e corporali, gli aggiunsero come secondarii e di minor conto, e vollero e ottennero che nell’idea de’ lettori essi fossero offuscati dai pregi morali, e poco considerati a rispetto di questi; e in verità essi son quasi dimenticati, e, come ho detto in proposito di Enea, paion quasi fuor di luogo, e poco convenienti con gli altri pregi, o pare fuor di luogo (3615) il farne menzione e il fermarcisi, come cose degne da esser notate ed espresse.1) E sembra, ed è vero, che i poeti l’han fatto piú tosto per usanza e per conformarsi alle regole ed agli esempi, che perché convenisse al loro proposito e al loro intento, e perché la natura e lo spirito de’ loro poemi e de’ loro personaggi lo richiedesse, anzi lo comportasse. Or, siccome l’uomo in
- ↑ Queste considerazioni hanno tanto maggior forza in favore di Omero, e in favor della nostra opinione che vuol che si segua il suo esempio, quanto che è natura della poesia il seguir la natura, o vizio grandissimo e dannosissimo, anzi distruttivo d’ogni buono effetto, e contraddittorio in lei, si è il preferire alla natura la ragione. La mutata qualità dell’idea dell’Eroe perfetto ne’ poemi posteriori all’Iliade, proviene da quello stesso principio, che poi crescendo ha resa la poesia allegorica, metafisica ec. e corrottala del tutto, e resala non poesia, perché divenuta seguace onninamente della ragione, il che non può stare colla sua vera essenza, ma solo col discorso misurato e rimato ec. Puoi vedere la p. 2944, segg.