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58 pensieri (3605-3606)

me, e quelle dell’altro menome, nel qual caso ancora, colui non può mancare di essere compatito e riuscir piú amabile dell’ordinario. Ma non entriamo in tante sottigliezze e distinzioni. La infelicità nel principal Eroe dell’impresa ch’è il proprio soggetto del poema, non può aver luogo, se non come accidentale e risolvendosi all’ultimo in felicità, secondo che a suo luogo ho spiegato e mostrato. Per tanto queste osservazioni confermano grandemente il mio discorso sulla necessità di raddoppiare l’interesse nel poema epico, a voler ch’esso poema riesca sommamente interessante e produca grandissimo effetto; e giustificano ed esaltano il fatto di Omero nell’Iliade. Perocché non dandosi sommo interesse senza somma amabilità, e la sventura essendo principalissima  (3606) fonte di amabilità, e quasi perfezione e sommità di essa, e non potendo una grandissima e piena e finale infelicità aver luogo nell’eroe dell’impresa, resta che sia bisogno a far che il poema sia sommamente interessante, duplicarne formalmente l’interesse, e diversificar l’uno interesse dall’altro, introducendo un altro eroe sommamente amabile e sommamente sventurato, dalla cui finale sventura sia prodotto e intorno ad essa si aggiri, e ad essa sempre tenda e sia spinto, e in vista di essa per tutto il poema sia procurato, questo secondo interesse di cui parliamo, il quale renda il poema sommamente interessante e capace di lasciar l’interesse nell’animo de’ lettori per buono spazio dopo la lettura ec. Questo è ciò che fece Omero nell’Iliade, nella quale Ettore è per le sue proprie qualità ed azioni, e per la sua somma, piena e finale sventura, sommamente amabile e quindi sommamente interessante. Quanto ad Achille, ch’è l’altro protagonista e l’Eroe dell’impresa (cosí lo chiameremo per esser brevi), Omero non potea farlo sfortunato e infelice, massime considerando la natura e le opinioni di quei tempi, che riponevano il sommo pregio degli uomini nella fortuna, ed anche ragionando