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40 pensieri (3576-3577-3578)

alle voci e alle norme e regole delle loro inflessioni e modificazioni, perché quanto alle frasi, anche senza uscir del popolo, pare che la latinità rimanga e siasi sempre conservata ben piú in Italia, com’è  (3577) di ragione, che altrove, dove forse, parlando di locuzioni popolari, neppur s’introdusse mai quel che tra noi si conserva ancora, o se n’introdusse assai meno, o con differenze nate dalle lingue indigene e dalle diversità de’ climi e dall’altre circostanze. Or quel che mai non fu introdotto, o che fu diverso nell’introdursi, non potea conservarsi).


     Questa mirabile e cosí lunga conservazione di sí speciale conformità col latino nella lingua spagnuola, conformità che passa quella conservata nella stessa sede dell’antico latino, cioè in Italia, dee riconoscersi dalle stesse circostanze che rendono e sempre resero gli spagnuoli, o loro permisero e permettono di essere cosí tenaci de’ loro istituti, costumi, opinioni, religione ec.; cosí stazionari nel loro carattere, nel grado della loro civiltà; cosí lenti ne’ loro progressi sociali ec., tanto che oggidí, dopo il rapido corso incominciato e tenuto dalle altre nazioni nell’ultimo secolo, la Spagna, a paragone del resto d’Europa, viene ad aver piú del barbaro che del civile, (onde è famoso il detto, mi pare, di Mons. de Pradt, che la Spagna, appartenendo all’Africa, per  (3578) isbaglio geografico si fa parte d’Europa). La stessa gravità e posatezza delle maniere negl’individui spagnuoli, la lunghezza delle lor cerimonie, de’ loro preparativi alle operazioni manco importanti, e cose simili, sono indizio della stabilità del carattere, costumi e opinioni nazionali; perché generalmente, come tutte le cose in natura osservano la legge dell’analogia, gl’individui delle nazioni lente ne’ progressi sociali, letterarii e simili, e tenaci del loro essere, sono tardi nell’operare e di carattere riposato, e dove gl’individui son tali, tale è la nazione, e per lo contrario