feriori, alterandone l’armonia, alterarne la costruzione l’ordine e l’indole ec., perché da un medesimo periodo o costrutto diversamente (4027) pronunziato non risultava piú o niuna, o certo non la stessa armonia di prima. Aggiungi che, anche indipendentemente da questo, gli scrittori, ed anche i poeti greci de’ secoli inferiori (come pure i latini, gl’italiani, e tutti gli altri ne’ tempi di corrotto gusto e letteratura) amavano e volevano un’armonia diversa per se ed assolutamente e in quanto armonia da quella degli antichi, cioè sonante, alta, sfacciata, uniforme, cadenziosa ec. Questa dagli esperti si ravvisa a prima vista in tutti o quasi tutti i prosatori e poeti greci di detti secoli, anche de’ migliori, ed anch’essi atticisti, formati sugli antichi, imitatori ec. Tanto che questo numero, diverso dall’antico e della qualità predetta, che quasi in tutti, piú o meno, e piú o men frequente, vi si ravvisa, è un certo e de’ principali e piú appariscenti segni, almeno a un vero intendente, per discernere gl’imitatori e piú recenti, che spesso sono del resto curiosissimamente conformi agli antichi da’ classici originali e de’ buoni tempi della greca letteratura. Ora il diverso gusto nell’armonia e numero di prosa e verso (nel quale aggiungi i nuovi metri, occasionati da tal gusto e dalla mutata pronunzia della lingua) contribuí non poco ad alterare, anche negli scrittori diligenti ed archeomani, i costrutti e l’ordine della lingua, come era necessario, e come si vede, guardandovi sottilmente, per esempio in Longino, perché vi trovi non di rado in parole antiche un costrutto non antico, e si conosce ch’è fatto per il numero che ne risulta, e altrimenti non sarebbe risultato, e il quale altresí non è antico (cosí dicasi dell’alterazione cagionata ne’ costrutti ec. dalla mutata pronunzia). Questa causa di corruzione è da porsi fra quelle che produssero e producono universalmente l’alterazione e corruttela di tutte le lingue, nelle