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(3973-3974) | pensieri | 345 |
bilmente alla possibile universalità di una lingua, ed anche all’effettiva presente universalità della francese, malgrado le molte qualità, e massimamente le infinite circostanze estrinseche (potenza, commercio, letteratura e civiltà unica della nazione che la parlava) che favorirono (e per lunghissimo tempo) e quasi necessitarono la sua universalità, molto piú che le circostanze estrinseche della francese ec. (11 decembre 1823).
* Non è dubbio che la civiltà, i progressi dello spirito umano ec. hanno accresciuto mirabilmente e in numero e in grandezza e in estensione le facoltà umane, e generalmente le forze dell’uomo, il quale essendo ora, al contrario che da principio, piú spirito che corpo, come dico altrove, può veramente, anche nelle cose materiali, infinitamente piú che da principio. Ma bisogna vedere se queste nuove facoltà, questo accrescimento di forze ec. corrisponde ed era destinato dalla natura (3974) sí generale sí della specie umana in particolare, e giova o nuoce alla felicità d’essa specie, ché nocendo, è certo che non corrisponde alla natura ec. Di quante incredibili abilità vediamo noi col fatto che moltissimi animali (fino ai pulci addestrati da non so chi a tirare un cocchietto d’oro) sono capaci, e lo videro gli antichi che ne raccontano maraviglia, corrispondenti alle moderne, benché alcune maggiori per la maggiore industria degli antichi, in questa come in tante altre cose, manifatture, lavori d’arte ec. Chi non le avesse udite da testimoni irrecusabili, o vedute cogli occhi proprii o ascoltate co’ proprii orecchi, neppur le avrebbe immaginate, né figuratasene la possibilità, la capacità, l’attitudine fisica in quella specie di animali, come, per esempio, elefanti, cani, orsi, gatti, topi (cosa vera) ec. ec., anche ferocissime e apparentemente le piú incapaci di disciplina e di mutar costumi ec. e di mansuefarsi