Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/345

340 pensieri (3968-3969)

tengono a oggetti di usi ec. sempre variabilissimi piú d’ogni altra cosa. Ma in tal caso la significazion del diminutivo padella non sarebbe neppur la medesima del diminutivo patella, ch’é pur certamente positivato, e con cui padella è materialmente una stessa voce. Insomma padella è certamente un diminutivo positivato. Vedi i francesi e gli spagnuoli e il glossario ec. (10 dicembre, dí della Venuta, 1823). Vedi p. 3971.


*    Al detto altrove del diminutivo o vezzeggiativo ec. positivato figliuolo, aggiungi i suoi derivativi ec., pur positivati, come figliolanza (10 dicembre, festa della Venuta, 1823).


*    Ho detto, non mi ricordo il dove, di un diminutivo, mi pare, italiano, che la sua inflessione in ol (sia verbo o sia nome ec., che non mi sovviene) dimostrava lui essere originariamente latino. Ma si osservi che la diminuzione in olo, olare ec. è non men propria dell’italiano moderno di quel che sia del latino quella in ulus, ulare, olus (come in filiolus) ec. Ben è vero ch’essa deriva onninamente da  (3969) questa latina, anzi è la medesima con lei. Del resto l’aggiunta dell’u in questa nostra inflessione (come in figliuolo ec.): 1o, è una gentilezza della scrittura e ortografia, un toscanesimo, non è proprio della favella, seppur non lo è della toscana, e in tal caso, che non credo neanche in Toscana sia troppo frequente, e’ sarebbe un accidente della pronunzia; 2o, non si trova nelle piú antiche scritture, né in moltissime delle meno antiche, benché esatte, anzi, fuorché nelle moderne, forse nel piú delle scritture ella manca, e credo ancora che manchi regolarmente, anche oggidí, almeno secondo l’ortografia della Crusca, in molte parole dove l’olo è pur lungo; 3o, ella svanisce regolarmente (per la regola de’dittonghi mobili) sempre che l’accento non è sull’o: quindi da figliuolo figliolanza