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(3941-3942) | pensieri | 315 |
* Anche τιτρώσκω, come altrove ho detto di ὀφλισκάνω, è doppia alterazione, cioè da τράω, τιτράω (che ancor si trova; vedi Scapula in τιτράω) e poi τιτρώσκω (cosí lo Schrevel.), ovvero da un τρώω, τιτρώω e poi τιτρώσκω. Cosí da τράω e τιτράω, τιτραίνω, è doppia alterazione: sempre però collo stesso senso del primitivo. Cosí altri non pochi (5 decembre 1823).
* Diminutivi positivati. Pretto (puretto) per puro (6 decembre 1823).
* La facoltà d’imitazione non è che facoltà di assuefazione; perocché chi facilmente si avvezza, vedendo o sentendo o con qualunque senso apprendendo, o finalmente leggendo, facilmente, ed anche in poco tempo, riducesi ad abito quelle tali sensazioni (3942) o apprensioni, di modo che presto, e ancor dopo una volta sola, e piú o manco perfettamente, gli divengono come proprie; il che fa ch’egli possa benissimo e facilmente rappresentarle ed al naturale, esprimendole piuttosto che imitandole, poiché il buono imitatore deve aver come raccolto e immedesimato in se stesso quello che imita, sicché la vera imitazione non sia propriamente imitazione, facendosi d’appresso se medesimo, ma espressione, giacché l’espressione de’ propri affetti o pensieri o sentimenti o immaginazioni ec. comunque fatta, io non la chiamo imitazione, ma espressione. Or come la facoltà d’imitare sia qualità e parte principalissima e forse il tutto de’ grandi ingegni, e cosí degli altri talenti in proporzione, è cosa da molti osservata e spiegata. Dunque riconfermasi che l’ingegno è facoltà di assuefazione (6 decembre 1823). Vedi p. 3950.
* Scambio del g e del v. Nivis-neige-ningit o ninguit (onde il nostro negnere) e nivit, onde il nostro