deredalla sua maggior forza corporale che egli abbia piú vita, e quindi sia piú infelice del polipo, quanto il conchiuderne che egli sia piú infelice dell’uomo, come si dovrebbe conchiudere se la vita si avesse a misurare dalla forza comunque, o dalla forza estrinseca (nel che il leone passa l’uomo d’assai) e non dalla organizzazione (3926) ec. in cui l’uomo è molto superiore al leone. Se la donna è di corpo piú debole dell’uomo, e la femina del maschio, non ne segue che generalmente e naturalmente la donna e la femmina abbia piú vita, e sia piú infelice del maschio. Converrebbe prima affermare che di spirito la femmina sia o piú o altrettanto forte, cioè viva ec., che il maschio; ed accertarsi o mostrare in qualunque modo, che al minor grado della sua forza corporale rispetto al maschio non risponda generalmente nel suo spirito una certa qualità di organizzazione, un certo minor grado di delicatezza ec. ec. da cui risulti che generalmente e naturalmente lo spirito della femmina sia minore, men vivo, che la femmina abbia men vita interna, e quindi propriamente men vita del maschio, con un certo e proporzionato ragguaglio al minor grado di forza corporale che ha la femmina rispetto al maschio. Io credo onninamente che sia cosí e che il maschio insomma viva propriamente (per natura e in generale) piú che la femmina, ed è ben ragione ec.1 Similmente discorrasi delle nazioni, degl’individui, e de’ vari stati di un medesimo individuo avendo riguardo ai lor varii caratteri, nature ed abiti, sí quanto al corpo sí quanto allo spirito,2 le quali disparità, e quelle de’ loro gradi, e le diverse combinazioni di questi e di quelle producono in questo nostro proposito, come, si può dire, in ogni altra cosa, (e in tutta la natura e in tutte le parti di lei simil-
- ↑ Vedi p. 3938.
- ↑ Vedi p. 3932.