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pensieri |
(3882-3883-3884) |
il ben essere eziandio delle altre creature che da noi dipendono ec.; ovvero se ciò si nega, ciò non viene che dall’assuefazione e dall’esser quei costumi ec. nostri proprii: onde dando noi del barbaro ai costumi e fatti d’altre nazioni e individui ec. meno snaturati talora de’ nostri, non lo diamo a questi ec. E generalmente noi chiamiamo barbaro quel ch’é diverso (3883) dalle nostre assuefazioni ec., non quel ch’é contro natura, in quanto e perciocch’egli è contro natura. Ma tornando al proposito, tali costumi o fatti snaturatissimi che senza la società non avrebbero mai avuto luogo, né esempio alcuno in veruna delle specie dell’orbe terracqueo, hanno avuto ed hanno ed avranno sempre luogo in qualsivoglia società, selvaggia, civile, civilissima, barbara, dove e quando gli uni, quando gli altri, ma da per tutto, cose snaturatissime. Il che vuol dire che la società gli ha prodotti, e che non potea e non può non produrli, cioè non produr costumi e fatti snaturati, e se non tali, tali, e se non questi, quelli, ma sempre ec. Per esempio, il suicidio, disordine contrario a tutta la natura intera, alle leggi fondamentali dell’esistenza, ai principii, alle basi dell’essere di tutte le cose, anche possibili; contraddizione ec. da che cosa è nato se non dalla società? ec. ec. Vedi p. 3894. Ora in niuna specie d’animali, neanche la piú socievole, si potrà trovare che abbiano mai né mai avessero luogo, non pur costumi, ma fatti particolari, non pur cosí snaturati come quelli degl’individui e popoli umani in qualunque società, ma molto meno. Eccetto solo qualche accidentalissimo disordine, o involontario, e quindi da non attribuirsi alla specie, o volontario, ma di volontà determinata da qualche straordinarissima circostanza e casualissima. E la somma di questi casi non sarà neppure in una intera specie, contando dal principio del mondo, comparabile a quella de’ casi di tal natura in una sola popolazione di uomini dentro un secolo, (3884) anzi