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20 pensieri (3547-3548-3549)

tata altrove in con-iux o con-iunx ec. aggiungi bi-iux o bi-iunx, il quale io credo che sia il vero nominativo del genitivo biiugis, e non, come scrive il Forcellini, biiugis, biiuge. Ben credo che il detto nominativo non si trovi, ma neanche, io credo, questo secondo, e quello mi par piú conforme all’analogia di coniux ec. Dicesi ancora biiugus a um (29 settembre, festa di S. Michele Arcangelo, 1823).


*    Radice monosillaba di capio, come altrove ec., For-ceps. Di facio For-fex (29 settembre 1823).


*    Scambio del g e del v, di cui altrove.  (3548) Parvolo, parculo, parvulino (vera pronunzia, da parvulus, e nondimeno disusata). — Pargolo (antico), pargoletto, pargoleggiare ec. (moderni ed usati) (29 settembre 1823).


*    Insetare (che noi volgarmente, ma piú correttamente diciamo insitare, e forse cosí tutti fuor di Toscana, come anche diciamo insito per innesto) è continuativo di insero-inseri-insitus (diverso da insero erui ertum); e ben s’ingannerebbe chi lo facesse tutt’uno coll’altro insetare (da seta) come par che faccia la Crusca. Il francese enter forse ha la stessa origine, se non è fatto dal nome ente. Gli spagnuoli hanno in questo significato il verbo originale enxerir (insero, insitum o ertum), come ancor noi l’abbiamo oltre al sopraddetto, ma tra noi è tutto poetico, cioè introdotto da’ poeti e da loro usato; benché da essi pigliandolo, anche in prosa ben l’useremmo (29 settembre 1823).


*    Il fine del poeta epico (e simili, e in quanto gli altri gli son simili), non dev’esser già di narrare, ma di descrivere, di commuovere, di destare  (3549) immagini e affetti, di elevar l’animo, di riscaldarlo, di correggere i costumi, d’infiammare alla virtú, alla gloria, all’amor della patria, di lodare, di ripren-