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in latino (vero è però che in latino la terminazione in s è propria di tutti gli accusativi plurali non neutri). Ora, secondo Perticari, i nomi latini trasportati nelle lingue figlie son tutti fatti dagli accusativi delle declinazioni rispettive latine. Quindi che nello spagnuolo la terminazione in s sia caratteristica de’ plurali, potrebb’esser preso dal latino, e cosa anch’essa latina. E quest’osservazione può essere di non poco peso a confermare l’opinione di Perticari (sebben ei parla solamente de’ singolari, i quali fatti dall’accusativo latino generano poi i plurali al modo nostro); mentre altri con piú apparenza di ragione, ma forse men verità, vogliono che i nostri nomi sieno gli ablativi latini. Per esempio; amore ec. Ma veramente non si vede perchè, dovendosi perder l’uso degli altri casi, e restare un solo per tutti, com’è avvenuto nelle lingue moderne, e come, certo in gran parte, dovette avvenire anche nell’antico latino volgare e parlato, avesse a prevaler l’uso dell’ablativo. Ben è consentaneo che l’accusativo si usasse in vece degli altri casi ec.; (vedi p. 3907). L’aggiunger sempre la es ai singolari terminati in consonante non è uso latino, se non in certi casi, e nella terza declinazione (noi per la terminazione de’ plurali imitiamo i nominativi latini della seconda e della prima). Sicché quanto alla terminazione de’ plurali, la conformità della spagnuolo col latino, supposta eziandio e conceduta, come sopra, non si può dire che superi punto quella dell’italiano. Del resto, quel continuo s che si sente nello spagnuolo fa un suono che tutto insieme considerato è cosí poco, o tanto, latino, quanto le continue terminazioni vocali dell’italiano. Il latino è temperato di queste e di quelle, ed eziandio insieme d’altre molte terminazioni; sicché veramente il suo suono, parlando pure in generale e astrattamente, non è né quello dell’italiano, né anche quello dello spagnuolo. Ben è vero che nello spagnuolo le termina-