Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/183

178 pensieri (3789-3790)

ch’ella volle, come a quella de’ castori e delle gru ec.): ma la natura stessa e sola, o vogliamo dire il Creatore, dovette esser l’autore, come di ciascuna creatura, cosí del sistema, ordine e modo che la dovesse condurre alla perfezione della sua esistenza, vale a dire alla felicità, e render compiuta l’opera di Lui.


     Tutto questo discorso esclude una società stretta, non solo dalla specie umana, ma da tutte le specie viventi; tanto però maggiormente, quanto elle sono in maggior grado viventi, contro quello che si presume, e quindi hanno piú vivo amor proprio, e quindi piú vive passioni e piú vivo e maggiore odio verso altrui. Il che vuol dire che il detto discorso esclude la società stretta, dalla specie umana massimamente. Venendo ora piú da presso a mostrare quanto sia vero che l’odio verso gli altri, specialmente verso i simili, è  (3790) assai maggiore nell’uomo che negli altri animali, e quindi l’uomo è il piú insociale di tutti gli animali, perché una società stretta di uomini, al comune degl’individui che la compongono, nuoce assai piú che non farebbe in niun’altra specie; considereremo la guerra, male affatto inevitabile in una società stretta di uomini, e niente accidentale, al che dimostrare se non bastasse l’esperienza di tutte le nazioni e di tutti i secoli, sí dee bastare il riflettere che siccome una stretta società pone necessariamente in atto l’odio naturale degl’individui verso gl’individui simili nel modo e per le cagioni mostrate di sopra, altrettanto ella fa necessariamente fra classe e classe, ceto e ceto, ordine ed ordine, compagnia e compagnia, popolo e popolo. E come la guerra nasca inevitabilmente da una società stretta qual ch’ella sia, nòtisi che non v’ha popolo sí selvaggio e sí poco corrotto, il quale, avendo una società, non abbia guerra, e continua e crudelissima. Videsi questo, per portare un esempio, nelle selvatiche nazioni d’America, tra le