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(2918-2919) | pensieri | 77 |
chi latini e volgarmente, in senso di veloce, come ratto fra noi. Perocché dire che questo sia nato dall’avverbio italiano ratto, e quest’avverbio da raptim, onde ratto per veloce venga da raptim, è derivazione o formazione priva d’ogni esempio. E per lo contrario è certissimo che ratto avverbio viene da ratto aggettivo, anzi è lo stesso aggettivo neutralmente e avverbialmente posto, il che è proprietà ed uso della nostra lingua di fare, come alto, forte, (anche i francesi fort avverbio e aggettivo), presto, tosto, piano e mill’altri, per altamente ec. Anzi è in libertà dello scrittore o parlatore italiano di far cosí de’ nuovi avverbi dagli aggettivi, (2919) non già viceversa. Vedi il Forcellini in Rapio, col. 1, fine, Rapto, fine, Raptus l’esempio di Claudiano. Gli spagnuoli similmente hanno, per esempio, demasiado avverbio e aggettivo ec. (8 luglio 1823).
* Noi usiamo volgarmente il verbo volere applicandolo a cose inanimate o ad esseri immaginari, e talvolta impersonalmente, in modo ch’egli o sta per potere o ridonda e non fa che servire a una perifrasi, per idiotismo e per proprietà di lingua. Per esempio, La piaga non se gli vuole rammarginare. Cioè, Non si può far che la piaga se gli rammargini, ossia La piaga non se gli può ancora rammarginare. Qui volere sta per potere. Se il cielo si vorrà serenare, se la stagione si vorrà scaldare, se il vento vorrà cessare, se il negozio vorrà camminar bene, se la pianta vorrà pigliar piede, l’erba non ci vuol nascere. Cioè, se piglierà piede, non ci nasce. Qui volere ridonda. Da piú mesi non è voluto piovere. Cioè, non è piovuto. Qui volere ridonda ed è impersonale. Anche in francese: cette machine ne veut pas aller, ce bois ne veut pas brûler. Alberti. Cosí, mi pare, anche in spagnuolo.
Ora questo grazioso idiotismo proprio della nostra lingua fu proprio altresí della piú pura lingua greca