Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
(3447-3448) | pensieri | 393 |
da incapacità di ragionare, di comprendere ec. e quindi di mutare opinione, da scarsezza d’ingegno, ottusità e tardità di mente ec. E il come è facile a concepirlo ec. (16 settembre 1823).
* Gli uomini straordinari, bene spesso e forse il piú delle volte, non son tali per grandezza assoluta di niuna loro qualità, né anche per grandezza o forza ec. di essa qualità considerata rispettivamente a quel ch’ella suol essere nel comune degli uomini; insomma non sono straordinarii perché veruna lor qualità sia straordinaria (cioè non si trovi nel comune); né straordinariamente grande o perfetta ec.; ma solo per lo squilibrio delle loro qualità, cioè perché l’una o piú d’una di esse, senza esser né straordinaria né maggior ch’ella soglia, prepondera all’altre, e perciò risalta e dà negli occhi. Mentre molti uomini (3448) di qualità tutte grandi (ed anche straordinarie), ma ben tra loro equilibrate, bilanciate e compensate, sicché l’una non eccede l’altra, non sono stimati straordinarii, perché l’una offusca lo splendore e nuoce alla vista dell’altra scambievolmente. E spesse volte lo stesso avere, benché non tutte, però molte o parecchie qualità grandi (ed anche straordinarie), producendo un certo equilibrio e contrappeso, e facendo che l’una di loro renda l’altra meno notabile, è cagione che l’uomo non paia straordinario. Ed all’opposto l’averne poche o una sola che sia o straordinariamente grande o straordinaria, producendo uno squilibrio e sbilancio, non solo non nuoce alla riputazione d’uomo straordinario, né la rende minore, ma la produce e l’accresce (16 settembre 1823).
* Tragedie o drammi di lieto fine. - L’effetto loro totale, si è di lasciar gli affetti dell’uditore in pieno equilibrio; cioè di esser nullo. - Il fine dei drammi non è, e non dev’essere, d’insegnare a temere il de-