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388 | pensieri | (3438-3439-3440) |
quecento, in Italia massimamente. In Roma, dove v’ha monumenti d’ogni età dalle egiziane alla presente, si può in questi (3439) considerare la sommità, la decadenza, il distruggimento dell’umana immaginazione e illusioni; anzi pur le diverse sommità e decadenze ec. delle medesime; e le diverse età dell’immaginazione ec., e la storia delle nazioni non solo, ma in genere dello spirito umano spiritualmente considerato, malgrado la materialità degli oggetti. Si può cominciare dall’obelisco di Piazza del Popolo, e finire, tornando poco distante, da quello nel palazzo Lucernari che ancor si fabbrica. Quel denaro che da noi si spende in tabacchiere, e in astucci, gli antichi lo spendevano in busti e statue, e dove per una vittoria si fa ora giuocare un fuoco di artifizio, essi muravano un arco di trionfo. Algarotti, Pensieri, pensiero 13.1
Si possono applicare queste considerazioni anche alla letteratura. Non s’usavano anticamente le brochures, né gli opuscoli e foglietti volanti, né scritture destinate a morire il dí dopo nate. E quello ancora che si scriveva per sola circostanza e per servire al momento, scrivevasi in modo ch’e’ potesse e dovesse durare immortalmente. (3440) Cicerone, dopo dato un consiglio al senato o al popolo, da mettersi in opera anche il dí medesimo, dopo perorata e conchiusa una causa, ancor di una piccola eredità, si poneva a tavolino, e dagl’informi commentari che gli avevano servito a recitare, cavava, componeva, limava, perfezionava un’orazione formata sulle regole e i modelli eterni dell’arte piú squisita, e, come tale, consegnavala all’eternità. Cosí gli oratori attici, cosí Demostene, di cui s’ha e si legge dopo duemila anni un’orazione per una causa di tre pecore: mentre