386 |
pensieri |
(3435-3436-3437) |
loro bolliva, li facea sempre mirare alla posterità ed all’eternità, e cercare in ogni loro opera la perpetuità, e procurar sempre l’immortalità loro e delle opere loro. Volendo onorare un defunto innalzavano un monumento che contrastasse coi secoli, e che ancor dura forse, dopo migliaia d’anni. Noi spendiamo sovente nelle stesse occasioni quasi altrettanto in un apparato funebre, che dopo il dí dell’esequie si disfa, e non ne resta vestigio. La portentosa solidità delle antiche fabbriche d’ogni genere, fabbriche che ancor vivono, mentre le nostre, anche pubbliche, non saranno certo vedute da posteri molto lontani; le piramidi, gli obelischi, gli archi di trionfo, (3436) la profondissima impronta delle antiche medaglie e monete, che passate per tante mani, dopo tante vicende, tanti secoli ec., ancor si veggono belle e fresche, e si leggono, dove i conii delle nostre monete di cent’anni fa son già scancellati, tutte queste e tant’altre simili cose sono opere, effetti e segni delle antiche illusioni e dell’antica forza e dominio d’immaginazione. Se fabbricavano per fasto, i monumenti del loro fasto dovevano durare in eterno, e il loro orgoglio non si appagava dell’ammirazione di un secolo, ma tutti in perpetuo dovevano esser testimoni della sua potenza e contribuire a pascere la sua vanità: se per diletto, per bellezza, ornamento ec., tutto questo s’aveva da propagare nel futuro in perpetuo; se per utile tutte le generazioni avvenire avevano a partecipare di quella utilità; se il principe, se il comune, se i privati, se per comodo, per onore, per vantaggio particolare o pubblico; se in memoria di successi ricordevoli o privati o pubblici; se in ricompensa di virtú, di belle azioni, di beneficii pubblici o privati; se in onor privato o pubblico, di vivi o di morti; se in testimonianza d’amore ec. ec., qualunque fine si proponessero, qualunque (3437) effetto dovesse seguitare a quell’opera, esso aveva ad essere eterno, s’aveva a stendere in