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336 | pensieri | (3352-3353-3354) |
dimostrati o si potrebbero dimostrare col mezzo de’ continuativi o frequentativi che ne derivano, o con altri mezzi, benché essi participii sieno altronde affatto inusitati. Similmente ho dimostrato piú participii in us (o supini) di verbi che n’hanno un solo oggidí, o tre participii di verbi che n’hanno oggidí soli due ec.
Medeor si fa derivare da μέδω o μεδέω regno, impero, perché il medico dee comandare. Misera e forzatissima etimologia. Tengo per indubitato che medeor non è altro se non il verbo μήδομαι curo, curam gero; verbo greco (3353) antichissimo, e che già era fuor d’uso, o sapeva almeno d’antico, a’ tempi di Senofonte, come par che si debba raccogliere dal suo Simposio, c. VIII, § 30. Che se i poeti (e quindi gli scrittori di stile fiorito e sofistico) lo seguitarono a usare anche molto appresso, cosí fecero di mille altre voci antiche, anzi le usarono appunto perché antiche, e fatte peregrine e divise dal volgo. Cosí pur fecero i latini, cosí fanno i poeti italiani, e di ciò dico altrove diffusamente. La molta antichità di questo verbo giova molto a poter credere ch’ei possa avere in latino un fratello, proprio della piú antica latinità, com’é il verbo medeor. Or dunque che medeor sia lo stesso che μήδομαι si dimostra con piú ragioni. E primieramente estrinseche.
1°, Non resta in greco che il medio o il passivo (μήδομαι) di questo verbo. Cosí in latino non resta che il deponente medeor, onde medicor, altresí deponente, del quale vedi la p. 3264.
2°. Se ad alcuno facesse forza che da μήδομαι paresse dover derivare medor non medeor, oltre che se gli potrebbero recare (3354) infiniti esempi di tali mutazioni, massime spettanti alla desinenza (anzi pur d’altre molto piú sostanziali e non appartenenti alla desinenza e alla forma propria della congiugazione, siccom’é questa), e massime poi in voci cosí antiche (οἶνος mascol. vinum neutro ec. ec.); osservisi che il