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(3292-3293) | pensieri | 299 |
giovani, gli uomini sensibili sono assai piú teneri di se stessi che nol sono i loro contrarii. Nella stessa guisa discorrasi dei deboli rispetto ai forti e simili. Cosí generalmente furono gli antichi rispetto ai moderni, e i selvaggi rispetto ai civili, perché piú forti di corpo, piú forti ed attivi e vivaci d’animo e d’immaginazione (sí per le circostanze fisiche, sí per le morali), meno disingannati, e insomma maggiormente e piú intensamente viventi (Dal che seguirebbe che gli antichi fossero stati piú infelici generalmente de’ moderni, secondo che la infelicità è in proporzion diretta del maggiore amor proprio, come altrove ho mostrato: ma l’occupazione e l’uso delle proprie forze, la distrazione e simili cose, essendo state infinitamente maggiori in antico che oggidí; e il maggior grado di vita esteriore essendo stato anticamente piú che in (3293) proporzione del maggior grado di vita interiore, resta, come ho in mille luoghi provato, che gli antichi fossero anzi mille volte meno infelici de’ moderni: e similmente ragionisi de’ selvaggi e de’ civili: non cosí de’ giovani e de’ vecchi oggidí, perché a’ giovani presentemente è interdetto il sufficiente uso delle proprie forze, e la vita esterna, della quale tanto ha quasi il vecchio oggidí quanto il giovane; per la quale e per l’altre cagioni da me in piú luoghi accennate, maggiore presentemente è l’infelicità del giovane che del vecchio, come pure altrove ho conchiuso).
Il sacrifizio di se stesso e dell’amor proprio, qualunque sia questo sacrifizio, non potendo esser fatto (come niun’altra opera umana) se non dall’amor proprio medesimo, e d’altronde essendo opera straordinaria, sopra natura, e piú che animale (certo in niuno altro animale o ente non se ne vede esempio, se non nell’uomo), anzi piú ancora che umana, ha bisogno di una grandissima e straordinaria forza e abbondanza di amor proprio. Quindi è che dove maggiormente