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(3046-3047) pensieri 153

del Tasso è l’italiano comune di tutta l’Italia. O forse la Grecia era ancor troppo poco cólta universalmente per aver un linguaggio comune già regolato e perfetto, e in mancanza di questo serviva l’ionico, come il piú divulgato, perché proprio della nazione piú commerciante? O finalmente Empedocle scelse l’ionico per imitare e seguire Omero ? Molto probabile. In Pindaro e in altri lirici del suo o di simil genere la mescolanza de’ dialetti non fa maraviglia. Essa è licenza piuttosto che istituto (ἐπιτήδευμα); e questa licenza è naturale in quel genere licenziosissimo in ogni altra cosa, come stile, immagini, concetti, transizioni, sentenze ec.

Questa mia sentenza che il creduto moltiplice dialetto di Omero non fosse che il greco comune di allora, o non fosse che un dialetto solo al quale appartenessero tutte quelle proprietà che ora a molti e diversi si attribuiscono, credo che sia sentenza già sostenuta e  (3047) anche generalmente ricevuta oggidí appresso gli eruditi stranieri (26 luglio 1823, dí di S. Anna).


*    La forza, l’originalità, l’abbondanza, la sublimità, ed anche la nobiltà dello stile, possono, certo in gran parte, venire dalla natura, dall’ingegno, dall’educazione, o col favore di queste acquistarsene in breve l’abito, ed acquistato, senza grandissima fatica metterlo in opera. La chiarezza e (massime a’ dí nostri) la semplicità (intendo quella ch’é quasi uno colla naturalezza e il contrario dell’affettazione sensibile di qualunque genere ella sia, ed in qualsivoglia materia e stile e composizione, come ho spiegato altrove), la chiarezza e la semplicità (e quindi eziandio la grazia che senza di queste non può stare, e che in esse per gran parte e ben sovente consiste), la chiarezza, dico, e la semplicità, quei pregi fondamentali d’ogni qualunque scrittura, quelle qualità indispensabili, anzi di primissima necessità, senza cui gli altri pregi a