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(3025-3026-3027) pensieri 141

non era né facile il dimenticare e astergersi dagli orecchi il suono quotidiano e corrente della loro propria favella, né volendo ancora seguire (come molti vollero) strettamente e imitare esattamente gli antichi, era loro possibile negare affatto ai loro periodi un numero che fosse sentito dall’universale de’ greci a quel tempo. Poiché questi periodi avevano pure ad esser letti e pronunziati da nazionali che, quantunque non pronunziassero come una volta, intendevano però e parlavano tuttavia quella lingua, come  (3026) materna. Onde non era quasi possibile dare nelle scritture alla lingua, ch’era pur nazionale e volgare, un ritmo al tutto, si può dir, forestiero e ignoto a tutti, fino allo stesso scrittore; ch’é quanto dire non darle insomma alcun ritmo (24 luglio 1823), cioè niun ritmo che alla nazione a cui si scriveva, né pure allo stesso scrittore, riuscisse tale (24 luglio 1823).


*    Occulto as, da occulo-occultus. Notisi che occultus a um, adoperandosi sempre o quasi sempre aggettivamente (siccome fra noi occulto ec.), se noi non conoscessimo il verbo occulo, lo terremmo certo per un aggettivo proprio e radicale, e non per un participio. Quindi si può far ragione quanto verisimilmente io dubiti e talora sostenga che altri tali aggettivi, i quali hanno tutta l’estrinseca sembianza di participii, ancorché non usati mai come participii, e benché non si conosca verbo a cui spettino, tuttavolta non sieno originariamente altro che participii di verbi o perduti o non conosciuti per loro radice (25 luglio, dí di S. Giacomo, 1823).  (3027)


*   Alla p. 2895, fine. Da sutus ancora si poté fare sto, poiché anche l’u per contrazione, nominatamente ne’ participii, è solito a sparire, siccome l’i. Da solutus gli spagnuoli soltar, noi sciolto, omesso l’u. Da volutus e volutare noi voltare e volto, e cosí ne’ composti involto, rivolto ec. Cosí gli spagnuoli