Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/84

72 pensieri (2138-2139-2140)

Questo medesimo participio non è primitivo, ma contratto (forse da apitus) come ho mostrato altrove. Da questo  (2139) participio, ridotto ad aptus, è venuto il verbo aptare, secondo gl’infiniti esempi che ho addotti e nella maniera e andamento che ho dimostrato circa la formazione de’ verbi in are da’ participi in us di altri verbi.

Ora i greci, nello stesso primitivo significato di apere e di aptare, dicono ἅπτειν, cioè, insomma, aptare col solo divario della desinenza. Il Vossio nell’Etimologico deriva apo da ἅπτω (e Servio aptus da ἅπτεσθαι). Concederei se i greci dicessero ἅπω. Ma dicono ἅπτω, e questo verbo per la forma, come pel significato primitivo, è tutt’uno, non con apo, ma con apto. Ora, se questo apto deriva evidentemente e non senza andirivieni, da apo, sembra che quindi debba pur derivare il greco ἅπτω (e non apto dal greco), e per conseguenza che il verbo greco derivi dal latino apto ed abbia un’origine comune col latino, cioè apo, e che questa origine sia latina, non  (2140) greca. Giacché non possiamo supporre un ἅπω greco, donde sia derivato il greco ἅπτω e il latino apo, perché, oltre che di questo ἅπω non si ha vestigio alcuno, non ne sarebbe derivato ἅπτω, non avendo i greci né participio in us né formazione di verbi da questi participii, come l’hanno i latini, che perciò da aptus participio di apo fecero apto. Se dunque il latino apo è anteriore al latino apto (e anteriore di molto, giacché il suo vecchio participio apitus dové prima, come abbiamo veduto, convertirsi in aptus e poi generare il verbo aptare); e se il greco ἅπτω è manifestamente tutt’uno con apto, per senso e per materiali elementi sembra necessario che apo sia parimente anteriore al greco ἅπτω, e che questo, come apto, derivi da apo, il quale, essendo latino, viene esso verbo greco ad avere un’origine latina. Aggiungete che ἅπτω ha lo spirito denso, di cui nel latino apto non è verun vestigio,