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428 pensieri (2779-2780-2781)



*   Che il proprio tema de’ verbi ἱστάω, ἵστημι, ἵσταμαι fosse οτάω, come forse ho detto nella mia teoria de’ continuativi parlando di sisto, e che l’iota sia una giunta fatta al tema per proprietà di lingua, si conosce sí dalle molte voci di questi verbi che mancano di quell’i paragogico, e da tutti i loro derivati che parimente  (2780) ne mancano, sì dal verbo ἵπταμαι il quale colla medesima paragoge (ch'esso perde in molte voci) è fatto dall'inusitato πτάω (vedi la Grammatica di Padova, p. 210), o πετάω, onde πετάομαι, πέταμαι, πέτομαι che vagliono altresì volare, e che in origine non debbon esser altro che il verbo πετάω pando explico che ancora esiste, trasportato alla significazione del volare per lo spiegar delle ali ec.; e vedi la pag. 2826.

Del resto niente impedirebbe che sto e στάν non avessero niente di comune nella loro origine, o ch’essi fossero nati da una stessa lingua madre, ma indipendentemente l’uno dall’altro, giacché l’uno significa stare ed anche essere (vedi Forcellini), e l’altro stabilire, il cui passivo o medio ἵσταμαι, passivando il significato di stabilire, viene a prendere la significazione neutra di stare (quasi essere stabilito).

Ma supponendo che sto e στάν sieno in origine uno stesso verbo, niente pure impedisce che il greco sia derivato dal verbo latino, e che tuttavia il latino sisto, ben diverso da sto e per coniugazione e per significato e per tutto, sia nato dal greco ιστάω, ιστῶ.  (2781)

Chi può saper le varie vicende dei commerci antichissimi fra le lingue latina e greca, dopo che l’una e l’altra nacquero dalla stessa madre; quando la storia delle due nazioni comincia per noi cosí tardi, e massime la storia veridica e certa; e la storia non alterata dalle favole ambiziose di cui è tutta piena l’antica istoria greca? Chi può con certezza negare che in quel lunghissimo tratto di tempi oscurissimi non vi fossero delle epoche nelle quali la lingua greca si arricchisse delle spoglie della sorella, ed altre, o