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(2692-2693) | pensieri | 381 |
umani o di quelle altre bestie, né i caratteri di piú bestie di specie diversa si mescolano tra loro per convivere che facciano insieme; ma solamente le bestie domestiche ricevono certe assuefazioni particolari e certi costumi non naturali portati dalle circostanze, i quali non hanno però che far niente coi costumi dell’uomo. Ma l’uomo convivendo colle bestie, contrae veramente gran parte del carattere di queste, ed altera il suo proprio per una effettiva mescolanza di qualità naturali alle bestie con cui convive. È cosa osservata nella campagna romana, e nota quivi alle persone che per mestiere per abito e per natura sono tutt’altro che osservatrici, che i pastori e guardiani delle bufale sono ordinariamente stupidi, lenti, goffi, rozzissimi, selvatici e tali che poco hanno dell’uomo: che i pastori de’ (2693) cavalli sono svelti, attivi, pronti, vivaci, arguti, agili di corpo e di spirito: quelli delle pecore, semplici, mansueti, ubbidienti ec. (Recanati, 16 maggio 1823). E tra gli abitanti della campagna romana i due estremi della zotichezza e della spiritualité e furberia, della torpidezza e del brio, della dappocaggine, pigrizia ec. e dell’attività, sono i guardiani delle bufale e quei de’ cavalli; come lo sono i caratteri di queste specie di animali fra quelle che abitano nella detta campagna (16 maggio 1823).
* Degli scrittori non romani che scrissero in latino e son tenuti classici in quella lingua e letteratura vedi Perticari, Apologia di Dante, capo 30, p. 314-16 (Recanati, 16 maggio 1823).
* Del disprezzo in cui fu tenuta dai dotti la lingua italiana (detta volgare) nel trecento, nel quattrocento e nel cinquecento, a paragone della latina, vedi Perticari loc. cit., capo 34 (16 maggio 1823). Vedi anche il fine della Lezione dell’ordine dell’Universo di